Minuto Lumière: prime prove in esterni

Tmassimo-troisiorniamo brevemente sulla messa in scena per ricordare il complesso lavoro svolto lo scorso anno e cosi da far risaltare le differenze con quanto stiamo per fare ora: lavorando sulla messa in scena ci siamo dovuti confrontare con passaggi e salti di tempo e spazio attraverso il montaggio. Ora invece dobbiamo lavorare su una singola inquadratura, su un piano-sequenza, privo quindi di montaggio, la cui costruzione prevede delle difficoltà notevoli come la perfetta sincronizzazione dei movimenti degli attori con il movimento della camera e di tutto il set. Sono aspetti ovviamente sui quali torneremo.

Perché si utilizza il piano sequenza? Arriveremo alla fine del nostro percorso a capire quando e come, ma tutto ovviamente dipende dalle scelte del regista, da cosa vuole raccontare e come mostrare il racconto.

foto 2MArco cita Massimo Troisi, che nessuno studente del corso conosce, “per fare il regista basta guardarsi intorno”; incita quindi tutti a osservare meno se stessi e a guardare  di più il mondo esterno, a rivolgere lo sguardo al mondo che li circonda con occhi curiosi.

Dobbiamo trovare una situazione normale e osservarla cercando un elemento interessante. La mattina presto oppure ad ora di pranzo o la domenica mattina. Marco fa l’esempio delle 14:45, in cui per Corso S. Giorgio vediamo solo adulti che camminano per digerire prima di rientrare al lavoro.

Una volta deciso cosa ci interessa dobbiamo decidere la posizione della macchina da presa, cosa includo e cosa escludo. Insomma dobbiamo decidere l inquadratura. È necessario preliminarmente, lo ribadiamo, capire bene prima cosa ci interessa e poi accendere la telecamera. E poi eventualmente influenzare la situazione.

Alcuni fanno delle proposte su situazioni da inquadrare: un fiume che scorre? Alcuni che giocano a carte propone Andrea?

foto 1 foto 3  Partiamo dal tempo che scorre dentro un piano di un minuto. Fermo. Immobile.

Bisogna quindi saper attendere e osservare. Annoiarsi anche. Forse nel momento in cui vi annoiate comincia il lavoro vero. Proponiamo uno schema di costruzione delle vedute Lumière, che possa servire come guida per le nostre prove e per i compiti da fare in classe:

1 – un motivo (un gatto, una parata, di fronte alla stazione, due bambini ecc..)
2 – una posizione per la cinepresa (vicina, lontana, laterale, frontale)
3 – un momento (e quindi una luce ci viene da dire.)

Usciamo fuori dalla classe e Marco piazza la telecamera in un punto ad incrocio fuori della scuola. Scorrono macchine e passanti e Marco esalta e sottolinea quello che accade, le  cose interessanti o inutili che posso accadere. L importanza assoluta dell’attesa: passa un signore curioso con una cane in braccio.

Ci spostiamo in un luogo in cui la telecamera è più evidente. Cosa cambia? Marco evidenzia l’imbarazzo o la difficoltà delle persone che guardano in macchina.

Alla fine ci mettiamo in un nuovo incrocio in cui passano tante macchine e persone e cerchiamo di notare come sono i movimenti. Ad un certo punto, mentre riprendiamo, scopriamo nella parte alta dell’inquadratura un muratore all’opera: tutto si fa più interessante, la nostra inquadrature si stratifica, diventa più complessa.

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