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Quante inquadrature!

Dopo la visione di Tempi Moderni siamo tornati alla scuola elementare San Berardo  per introdurre il concetto di inquadratura e per studiare le prime vedute Lumiére.

Siamo partiti ricordando il film visto la volta precedente e abbiamo proposto la visione di una delle prime comiche in cui appare Charlot, Kid auto race at Venice del 1914; attraverso una serie di domande con i bambini abbiamo messo in evidenza che la comicità della situazione si basava sull’uscita di Charlot dal quadro e dalla corniche dello schermo (il filmato si presta anche ad altre considerazioni: la mdp a monovella, il set reale e non ricostruito).

Da qui abbiamo visto il noto Arrivo del treno alla stazione di La Ciotat, e chiesto il perchè dell’aneddoto sullo spavento degli spettatori. Con questo esempio abbiamo ulteriormente rafforzato il discorso sull’inquadratura come delimitazione di una porzione dello spazio (campo e fuori campo).

Di seguito al filmato dei Lumiere abbiamo visto alcuni minuti del film di Porter, La grande rapina al treno e successivamente un breve spezzone di Mission Impossible di Brian De Palma, in particolare la sequenza sul tetto del treno in corsa. Quali sono le differenze tra questi tre pezzi di film? Ne è seguita una bella discussione in cui molte considerazioni sono state avanzate dai ragazzi. Alla fine abbiamo contato le inquadrature dei tre spezzoni. Il film dei Lumiere è quindi composto da una sola inquadratura. Sarà questo lo scopo del nostro primo esercizio: realizzare un minuto Lumière.

A conclusione abbiamo visto la sequenza di Luci della ribalta sempre di Chaplin del 1952 in cui il protagonista si esibisce insieme a Buster Keaton. Ancora inquadrature lunghe per mettere in evidenza la performance dell’attore.

 

 

Charlot che sorpresa!!!

IMG_6687 Per avviare il lavoro con la nuova classe, la V A e B della scuola elementare San Berardo, decidiamo di far vedere un classico della storia del cinema con Tempi moderni di Charlie Chaplin, che ben si presta ad ulteriori discorsi sul piano-sequenza e le performance attoriali del muto

La scelta si rivela giusta fin dalla presentazione del film. Nessuno infatti conosce il personaggio Charlot o i suoi film. La visione del film è una rivelazione: risate e molta attenzione, stupore. Insomma la classe ha reagito bene: e ancora meglio si rivela nella breve discussione conclusiva. Tra le numerose domande (perchè alcuni parlano e altri no) e osservazioni, alcuni dichiarano di aver scoperto grazie a Charlot che i film in bianco e nero non sono noiosi.kr

Pubblichiamo di seguito un commento a caldo scritto da  Stefano Tassoni (Tito), sui libretti verdi che la Cinémathèque mette a disposizione di tutti gli alunni.

Oggi, 25 ottobre 2013, noi bambini delle 5^ della scuola Primaria S. Berardo abbiamo conosciuto il registra Dìmitri Bosi che ci guiderà lungo la realizzazione del progetto: Cinema:cent ans de jeunesse e che ci ha fatto vedere “Tempi moderni”,’ un film del 1936.

Charlie Chaplin, nato in Inghilterra, si è messo in mostra ed è diventato famoso col personaggio di Charlot, che è il protagonista del film, innamorato di una ragazza povera come lui.

E’ un film in bianco e nero, quasi interamente muto.

krPerché ?

Anche se “l’era” dei film muti, realizzati fino al ’30 era passata, a lui non piaceva il sonoro, perciò lo ha fatto “quasi” muto, ma non ha potuto fare a meno di inserire un po’ di musica e qualche parola.

Questo è un film comico, con personaggi matti, disoccupati e poveri, ma con tanti talenti.

Si può dire che è molto gestuale.

Nel finale, poveri, disoccupati e senza una casa, l’uomo e la donna innamorati non si arrendono alle avversità e continuano il loro viaggio nella vita.kr

Girato a Hollywood, con scenografie costruite, questo film è piaciuto a tutti.

Noi bambini pensavamo che questi film fossero passati di moda… invece abbiamo scoperto un nuovo tipo di film.

Abbiamo aperto una porta avanti a noi…

 

 

La formazione iniziale alla Cinèmathéque – 4 e 5 ottobre

IMG_6592Per questa nuova edizione del progetto l’Italia viene rappresentata da due Istituti della Città di Teramo: l’istituto Savini/San Giuseppe, con la stessa classe dello scorso anno, e un nuovo istituto per quanto riguarda la scuola primaria, ovvero D’Alessandro/Risorgimento/S.Berardo, con la docente Anna Di Monte.

La due giorni a Parigi è come al solito molto intensa, racchiusa intorno alle parole e agli esempi di Bergala e alla sua tassonomia “portatile” di piani-sequenza. La nostra sintesi è ovviamente molto parziale, ma avremo modo di tornare nel corso dell’anno sulla riflessioni avanzate da Bergala in questi due giorni.

Innanzitutto accogliamo con grande gioia le parole di Nathaliè Bourgeois che, in apertura dei lavori, annuncia la presenza di nuove nazioni che si aggiungono al progetto: la Germania, il Belgio e l’Austria.IMG_6595

Il primo pomeriggio di lavoro con Bergala è molto incentrato sui padri del piano-sequenza, ovviamente i Lumièré e le loro vedute – ma senza dimenticare Edison – all’interno delle quali possiamo ritrovare tutte le caratteristiche salienti dei piani sequenza che vedremo successivamente. Bergala procede evidenziando i fattori differenzianti tra i vari piani-sequenza: contrapposizione tra fissità e movimento, movimento interno/esterno, pianificazione/casualità, costruzioni verticali/orizzontali/disperse ecc…

Dalle vedute primitive passiamo alle finzioni primitive e quindi alle costruzioni teatrali delle prime sequenze narrative, in cui l’inizio e la fine della scena coincidono con il cambio di inquadratura (Ma l’amore mio non muore di Mario Caserini).

IMG_6563Il cinema comico fa un uso costante del piano-sequenza in funzione della performance fisica dell’attore, come dimostra chiaramente Chaplin fin dalle prime comiche (come Charlot boxeur). Keaton invece sarà meno debitore del piano fisso a favore del montaggio e della scomposizione del suo corpo.
Ma se ci spostiamo dal cinema comico muto ci rendiamo conto come uno dei tratti salienti del piano-sequenza sia proprio quello di registrare gli stati del corpo e del sentimento, come in Lola di Fassbinder o il finale di Vive l’amour di Tsai Ming-Liang. Quest’ultimo esempio dimostra come il piano sequenza possa registrare qualcosa di incontrollabile.

IMG_6585Un’altra matrice del piano-sequenza ci viene mostrata dall’inizio di Una giornata particolare di Ettore Scola: la macchina da presa che entra dall’esterno verso un interno, come accade all’inizio di Psycho. E’ l’entrata nel racconto? Ne Les demoiselle de Rochefort di Jac Demy c’è un movimento analogo, ma libero dagli spostamenti dell’attore come in Scola. Anche qui individuiamo un altro elemento con cui suddividere i piani sequenza: la dipendenza o meno dal movimento dell’attore o di un elemento interno al quadro. Ci sono infatti dei piani-sequenza prettamente descrittivi, in cui l’attraversamento dello spazio avviene in maniera solo esteriore, come ne Il piacere di Max Ophuls.

Non può mancare Nodo alla gola di Hitchcock. Al di là della sfida del regista e della necessità di inventare delle soluzioni per mascherare la fine del rullo di pellicola, Bergala mette in evidenza come molte sequenze siano risolte pensando di più al decoupage classico che al piano-sequenza in quanto tale.IMG_6583

Il giorno successivo, la mattina del 5 ottobre, Bergala riprende il discorso dei piani-sequenza che seguono i movimenti dei personaggi, da Quei bravi ragazzi di Scorsese ad Aurora di Murnau; in particolare quest’ultimo in cui il movimento è scisso tra la donna e l’uomo. E’ quanto accade nella penultima inquadratura del film visto il giorno precedente, Vive l’Amour, ma anche nell’inizio de L’infernale Quinlan. La macchina da presa oscilla tra i personaggi e gli oggetti del profilmico in un continuo gioco in cui si prendono e lasciano i personaggi.

Al contrario il piano-sequenza può essere puramente soggettivo ed emotivo, come nell’esempio fulminante di Journal de France di Raymond Depardon.

Ma il piano-sequenza può enfatizza il ruolo della macchina da presa, il suo valore enunciativo, soprattutto quando deve mettere in evidenza i dettagli, come nel famigerato esempio di Notorius di Hitchcock, che si conclude con l’inquadratura fortemente deittica della chiave.

IMG_6576Al contrario il piano sequenza può rimanere indifferente al movimento dell’azione, ne può smorzare la forza drammatica. Mizoguchi ne I racconti della luna pallida d’agosto mostra un brutale assassinio senza mai muovere la macchina da presa, che rimane lontana e assente. Tuttavia questa scelta produce paradossalmente un effetto contrario, di grande realismo e la sequenza diventa un autentico shock emotivo.

Grande spazio viene dato al cinema orientale attraverso la visione di diverse sequenze del film Goodbye south, Goodbye di Hou Hsia-hsien, in cui  molte situazioni sono trattate con il piano sequenza. Secondo Bergala il cinema orientale ha rivitalizzato questa figura del linguaggio cinematografico per ragioni intrinseche al pensiero e all’arte orientale, in cui conta lo spazio tra i soggetti, il “tra”, più che la centralità del soggetto.

IMG_6586Il cinema portoghese di Monteiro ci offre l’esempio di un piano-sequenza nuovo, in cui dominano i valori grafici, materici, che si fanno in diretta, come nella scena de La commedia di Dio, in cui  la donna è riflessa sul vetro con le biglie che si spostano e la differenza di fuoco che si realizza nel tempo. Della stessa natura è il piano-sequenza delle grotte in Stalker di Tarkovskj in cui conta la plastica trasformazione del quadro.

Nell’incontro conclusivo del pomeriggio viene dato spazio alle proposte didattiche di alcuni formatori esperti e al commento delle regole del gioco che pubblicheremo tra breve.

Avvio dei lavori – Savini

TMfabrica2Come per la Noè Lucidi, anche con le due classi della Savini ci siamo avvicinati al progetto  della Cinemathéquè attraverso due film, Tempi Moderni di Charles Chaplin e Hugo Cabret di Martin Scorsese, di cui abbiamo analizzato alcune parti, prendendo in considerazione il concetto di inquadratura e tutti i principali parametri che ne derivano. Del film di Chaplin abbiamo analizzato l’inizio, in particolare i rapporti dimensionali tra gli esseri umani e gli oggetti della fabbrica e successivamente abbiamo visto altre comiche o estratti dei suoi film (la sequenza dell’aereo ribaltato all’inizio de Il Grande dittatore per capire bene il concetto di campo/fuori campo). Abbiamo dedicato inoltre una piccola parte della lezione alla conoscenza del personaggio Charlot, sconosciuto alla maggioranza della classe, mostrando la pantomima conclusiva di Luci della ribalta.

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Il film di Scorsese costituisce un ottimo viatico alla conoscenza della storia del cinema e in particolare alla vita e all’opera di Méliès; è stato facile quindi mostrare Il viaggio sulla luna nella versione restaurata presente su Youtube (e rimusicata dagli AIR: aspetto questo non secondario a nostro avviso nella curiosità e nell’attenzione che i ragazzi hanno dimostrato nei confronti di un film del 1902) e considerare quindi il discorso della scala dei piani. Ai ragazzi è stato infatti chiesto di considerare le principali differenze tra il film di Melies e quello di Scorsese: tra gli altri aspetti è venuto fuori che il film di Melies non presentava primi piani. A questo punto abbiamo mostrato alcune immagini della scala dei piani prese e mostrato una tabella comparativa dei termini in italiano, inglese e fracese ricavata da Siety Emmanuel (2004), L’inquadratura. All’inizio del cinema, Torino, Lindau.