Stiamo terminando gli esercizi 2 e 3 per portarli a Parigi la settimana prossima.. in attesa delle relazioni postiamo alcune immagini dei lavori in corso…
Archivio mensile:Marzo 2013
Noe Lucidi – esercizio 2 conclusione
All’inizio dell’incontro mostriamo il filmato realizzato nell’incontro precedente ancora non montato, visualizzando direttamente sulla LIM il programma di montaggio con tutte le clip. Marco comincia ad operare delle scelte tra le clip mostrando errori o cose inutilizzabili (rumori, sguardi in macchina, inquadrature storte ecc…), motivando le scelte in base a quello che dobbiamo raccontare (una piccola delusione amorosa). Senza addentrarsi nel problema del montaggio e dei cosiddetti “attacchi” viene tuttavia mostrato con precisione che due clip sono legate dal movimento del personaggi, dal raccordo sul movimento che inizia in una clip e finisce nell’altra. Questa esemplificazione del lavoro del montaggio “in diretta”, se cosi vogliamo dire, suscita molto interesse nei ragazzi, e non tanto per l’aspetto tecnologico (l’utilizzo di un programma per loro sconosciuto), quanto per il suo carattere combinatorio e la necessità di compiere delle scelte precise.
A questo punto passiamo alle riprese, impegnando l’altro gruppo rimasto in ascolto la volta scorsa. La stessa situazione viene ora messa in scena utilizzando due ragazzi e cercando di variare la messa in scena. Vengono poste preliminarmente delle domande relative alle posizione dei personaggi e a come far capire la loro amicizia. Le domande che poniamo ai ragazzi sulle inquadrature ci restituiscono delle risposte molto vaghe soprattutto in relazione alla necessità di variare il punto di vista e la posizione dei personaggi rispetto al filmato realizzato nel precedente incontro.
Noè Lucidi – Esercizio 2
Affrontiamo adesso l’esercizio n° 2 – filmare due situazioni simili nello stesso spazio ma con una messa in scena diversa – adottando la stessa prassi didattica adottata nell’esercizio 1. Partiamo quindi dai sentimenti, da una situazione emotiva nella quale focalizzare i gesti, le posizioni dei personaggi e successivamente definire l’inquadratura. Rispetto alla dimensione fotografica ora si pone ovviamente il problema di sviluppare l’azione nel tempo articolandola in almeno quattro inquadrature. Le regole indicate dalla Cinematheque ci chiedono di valorizzare lo spazio, il contesto in cui si svolge l’azione. Purtroppo ci siamo resi conto, dall’esercizio 1, che far uscire i ragazzi dall’aula comporta un problema di grande distrazione e di effettiva partecipazione dei ragazzi al lavoro didattico: quindi decidiamo di sviluppare l’esercizio in classe dividendo i ragazzi in due gruppi che si avvicenderanno nei due incontri. Uno rimarrà ad osservare e l’altro agirà il lavoro predisposto dai formatori.
Marco sollecita i ragazzi a lavorare su una situazione sentimentale e dai ragazzi arrivano diverse proposte che alla fine potremmo sintetizzare come “presa di coscienza”, “consapevolezza”. Una bambina chiede all’altra consigli sul corteggiamento di un ragazzo che le piace; scoprirà dopo pochi istanti che il ragazzo è già impegnato…
Da qui cominciamo a predisporre le azioni che i ragazzi devono compiere provando prima attraverso qualche veloce disegno alla lavagna (per quanto sconsigliato da Bergala nelle sue indicazioni didattiche, preferiamo in questa primissima prova fare qualche disegno che possa aiutare a capire il problema della disposizione dei personaggi nel tempo, ovvero nella successione delle inquadrature) e successivamente facendo delle prove concrete in un angolo della classe. Definite le azioni cominciamo a discutere della posizione della macchina da presa. Di seguito un breve video che ci mostra la discussione avvenuta con i ragazzi sulla posizione della macchina da presa in un momento cruciale dell’azione.
[vimeo http://vimeo.com/63156687]
In questo esercizio molto spazio è stato lasciato all’intervento dei ragazzi, alle loro proposte e suggerimenti. Marco ha chiesto a fine lezione, come compito a casa, di disegnare la pianta della classe con le posizioni dei personaggi e quelle della macchina da presa.
Conclusione dell’esercizio 1. Con problematiche…
Dopo le prime prove effettuate in classe, i bambini si sono esercitati durante la settimana sulla costruzione della messa in scena dei sentimenti e sul modo in cui fotografarla. Le maestre ci hanno raccontato che anche durante la ricreazione hanno assistito ad un continuo “traffico di macchinette”: i bambini creavano, posavano e scattavano in modo completamente autonomo e ciò non può che essere valutato come una risposta positiva agli stimoli e alla curiosità che abbiamo cercato di trasmettere. Con l’incontro di oggi, quindi, abbiamo visto e commentato una ad una le foto scattate da ogni gruppo, notando che sebbene abbiano usufruito di spazi diversi (classi, corridoio, il parco giochi vicino la scuola o il giardino sotto casa) si siano un po’ limitati a riproporre le dinamiche e gli schemi usati insieme la scorsa volta (come il “3 contro 1”). Ma ci sono anche un paio di esempi molto buoni.
Proseguendo con le esercitazioni anche nell’incontro di oggi, abbiamo fatto scrivere alla lavagna i diversi luoghi della scuola in cui era possibile scattare le foto: 1) palestra/ripostiglio, 2) soffitta, 3) aula di scienze, 4) aula di informatica, 5) bagni, 6) salone, 7) giardinetto, 8) parcheggio, 9) aule, 10) scale. Quale di questi si presta meglio alla rappresentazione di un determinato sentimento? Questo è stato il nostro quesito iniziale e, nel permettere ai bambini di riflettere sulle varie associazioni nel modo più semplice, chiaro ed intuitivo, abbiamo chiesto loro di dividere un foglio del quadernetto in tre colonne scrivendo: in quella di sinistra, il sentimento che avevano scelto; in quella centrale, il luogo cui volevano associarlo o che ritenevano, appunto, più adatto; e in quella di destra dal titolo “la mia messa in scena”, scrivere delle idee, anche dettagliate, sul modo con cui rappresentare la situazione, la scena immaginata. Sono stati chiamati a leggere i propri appunti e a provare già come potrebbe essere la mimica e l’espressione – anche se sarebbe meglio non dare troppa importanza solo a questi due aspetti.
Raggiunta la palestra della scuola abbiamo provato a realizzare l’idea di Lorenzo relativa al sentimento dell’indifferenza: una bambina in primo piano che si concentra per fare un tiro al canestro, non curandosi di quello che è appena successo alle sue spalle, una sua compagna è svenuta e un’altra da dietro la sorregge. Dopo varie ipotesi iniziali e cambiando più che altro il numero di bambini che dovevano comparire nell’inquadratura (riducendoli quindi solo a tre), abbiamo lasciato che alcuni di loro scattassero la foto spingendoli il più possibile a diversificarla attuando dei cambiamenti soprattutto sul piano dell’attacco che della disposizione.
A tal proposito però, c’è da fare un’altra considerazione. Nel momento in cui si è usciti dallo spazio solitamente adibito all’educazione, all’insegnamento nella sua forma più classica, come l’aula, i bambini hanno iniziato a distrarsi, a svagarsi, a viverlo più come un momento ludico, di gioco, che come atto creativo, di esercitazione e osservazione per la costruzione di una messa in scena. Una soluzione, forse, poteva essere quella di dividere la classe del laboratorio in due gruppi e lavorare in parallelo con due macchine fotografiche, così da poter catturare maggiormente l’attenzione di tutti i bambini, da coinvolgere ognuno di loro incoraggiandoli a una partecipazione più attiva.
Per la seconda e ultima prova della giornata abbiamo scelto l’aula di scienze e qui si è resa ancora più evidente un’altra problematica inerente all’esercizio: il sentimento non deve trapelare tanto dall’espressione dei bambini che interpretano, quanto dalla messa in scena, giocando proprio su quei concetti che sono stati affrontati più volte negli incontri precedenti.
È importante che in questo lavoro sia lo spazio (da fotografare in questa fase) ad assumere un ruolo centrale instaurando un rapporto di contrappunto con la disposizione degli alunni-attori. La modalità di svolgimento dell’esercizio, nelle «regole del gioco» dettate dalla Cinèmathèque, chiarisce infatti che questa relazione, questa rappresentazione di un sentimento, debba essere espressa dalla messa in scena in un luogo preciso piuttosto che dal loro volto e dalla loro recitazione.
Le foto conclusive del lavoro:
Dal Diario di ADP
Ogni studente che partecipa al progetto possiede un piccolo libretto giallo, fornitoci dalla Cinémathèque, sui cui riportare appunti, incollare foto, trascrivere impressioni del lavoro svolto. Sollecitati dai docenti ogni ragazzo tiene quindi un piccolo diario dei lavori che si svolgono ogni settimana in classe. Estrapoliamo quindi questo commento dal diario di ADP particolamente significativo:
