Questi sono i dipinti del primo esercizio assegnato dalla Cinémathèque a tutti i ragazzi degli istituti partecipanti al progetto. Cosa fare con queste immagini? Ecco la richiesta:
esercizio individuale (o in piccoli gruppi): che cosa racconta questo quadro? Qual’è la situazione dei personaggi? Scegliere un quadro (tra quelli presenti che vedete sotto), filmarlo mentre si registra un commento (improvvisato o lettura del testo scritto) sul quadro. Durata max 2 minuti.
Non dobbiamo fare analisi iconografiche o storiche ma semplicemente immaginare le relazioni tra i personaggi rappresentati in base alle posture e alle posizioni interne al quadro. E’ importante non rivelare i titoli delle opere prima dell’esercizio.
Questi i dati dei singoli quadri:
Bad News James Tissot, France, 1872
La Balançoire, Pierre-Auguste Renoir, France, 1876
Le Balcon, Edouard Manet, France, 1868-1869
Le Café, Pierre Bonnard, France, 1915
Conference at night Edward Hopper, Etats Unis, 1949
Femme écrivant une lettre et sa servante, Johannes Vermeer, Hollande, 1670-71
Il secondo esercizio che la Cinematheque ci chiede di realizzare prevede di raccontare un evento di 2/3 minuti al massimo prima con la macchina fissa e poi con la macchina in movimento. In questo incontro leggiamo tutte le storie che i ragazzi hanno scritto partendo dalle foto e analizziamo i movimenti che hanno proposto di realizzare.
In alcuni casi Marco, di fronte ad alcune storie, chiede al ragazzo di provare a dirigere la scena che ha scritto e descrivere il movimento della macchina da presa di fronte a tutti. Ci rendiamo conto, con il susseguirsi degli interventi, che i movimenti immaginati sono spesso impossibili o irrealizzabili, oppure che le storie spesso richiedono un taglio, un salto temporale. Solo pochi hanno compreso appieno la continuità che esige il PS.
In molti casi manca proprio un embrione di storia e su questo aspetto Marco mette molto l’accento. La storia scritta da Alice sembra l’unica da poter mettere in scena e per questo viene riletta alla fine di tutti gli interventi. Marco chiede quali sono gli elementi della storia sui quali dobbiamo concentrarci: Alice ha preso spunto dalla fotografia della donna che guarda il quadro per immaginare una rapina all’interno di un museo, con i rapinatori, la refurtiva e altri dettagli. Marco dice che dobbiamo creare attesa e suspence. Ma come? Dobbiamo trovare una situazione e una soluzione visiva che arrichisca la storia, la renda carica di tensione. Ci sono numerosi interventi: qualcuno propone uno svenimento che ostacola la rapina ecc..
A questo punto Marco propone come ambiente per la storia l’ARCA, il laboratorio per le arti contemporanee in Largo San Matteo e disegna una piantina sommario dello spazio. Su questo disegno Alice prova ad ambientare la storia. Di fronte ad alcune difficoltà, soprattutto di credibilità della vicenda, Roberta propone di far iniziare la storia subito, con la rapina raccontata nel primo piano di due persone terrorizzate e Andrea aggiunge che fuori campo si sentono spari e urla.
Continuiamo con gli esempi: facciamo vedere altri PS con il dvd della Cinematheque, senza presentarli troppo, ma stimolando i ragazzi a visione avvenuta, con domande su somoglienza e differenze. Vediamo Aurora, Nouvelle Vague, Vive l’amour, The player e altri; i ragazzi notano bene le differenze come la complessità delle situazioni che ci vengono presentate (in particolare il film di Altaman).
Per avviare il secondo esercizio propongo una prova suggerita durante il primo incontro di ottobre da Nuria Aidelman, specialista del lavoro sulla fotografia: mostro una serie di dipinti e fotografie e chiedo a tutti di inventare una piccola storia prendendo spunto dalle foto immaginando i movimenti che la macchina da presa dovrà fare per raccontarla. Faccio vedere le foto più volte e poi ognuno scrive la sua piccola storia, disegnando dove possibile anche il movimento.
Torniamo brevemente sulla messa in scena per ricordare il complesso lavoro svolto lo scorso anno e cosi da far risaltare le differenze con quanto stiamo per fare ora: lavorando sulla messa in scena ci siamo dovuti confrontare con passaggi e salti di tempo e spazio attraverso il montaggio. Ora invece dobbiamo lavorare su una singola inquadratura, su un piano-sequenza, privo quindi di montaggio, la cui costruzione prevede delle difficoltà notevoli come la perfetta sincronizzazione dei movimenti degli attori con il movimento della camera e di tutto il set. Sono aspetti ovviamente sui quali torneremo.
Perché si utilizza il piano sequenza? Arriveremo alla fine del nostro percorso a capire quando e come, ma tutto ovviamente dipende dalle scelte del regista, da cosa vuole raccontare e come mostrare il racconto.
MArco cita Massimo Troisi, che nessuno studente del corso conosce, “per fare il regista basta guardarsi intorno”; incita quindi tutti a osservare meno se stessi e a guardare di più il mondo esterno, a rivolgere lo sguardo al mondo che li circonda con occhi curiosi.
Dobbiamo trovare una situazione normale e osservarla cercando un elemento interessante. La mattina presto oppure ad ora di pranzo o la domenica mattina. Marco fa l’esempio delle 14:45, in cui per Corso S. Giorgio vediamo solo adulti che camminano per digerire prima di rientrare al lavoro.
Una volta deciso cosa ci interessa dobbiamo decidere la posizione della macchina da presa, cosa includo e cosa escludo. Insomma dobbiamo decidere l inquadratura. È necessario preliminarmente, lo ribadiamo, capire bene prima cosa ci interessa e poi accendere la telecamera. E poi eventualmente influenzare la situazione.
Alcuni fanno delle proposte su situazioni da inquadrare: un fiume che scorre? Alcuni che giocano a carte propone Andrea?
Partiamo dal tempo che scorre dentro un piano di un minuto. Fermo. Immobile.
Bisogna quindi saper attendere e osservare. Annoiarsi anche. Forse nel momento in cui vi annoiate comincia il lavoro vero. Proponiamo uno schema di costruzione delle vedute Lumière, che possa servire come guida per le nostre prove e per i compiti da fare in classe:
1 – un motivo (un gatto, una parata, di fronte alla stazione, due bambini ecc..)
2 – una posizione per la cinepresa (vicina, lontana, laterale, frontale)
3 – un momento (e quindi una luce ci viene da dire.)
Usciamo fuori dalla classe e Marco piazza la telecamera in un punto ad incrocio fuori della scuola. Scorrono macchine e passanti e Marco esalta e sottolinea quello che accade, le cose interessanti o inutili che posso accadere. L importanza assoluta dell’attesa: passa un signore curioso con una cane in braccio.
Ci spostiamo in un luogo in cui la telecamera è più evidente. Cosa cambia? Marco evidenzia l’imbarazzo o la difficoltà delle persone che guardano in macchina.
Alla fine ci mettiamo in un nuovo incrocio in cui passano tante macchine e persone e cerchiamo di notare come sono i movimenti. Ad un certo punto, mentre riprendiamo, scopriamo nella parte alta dell’inquadratura un muratore all’opera: tutto si fa più interessante, la nostra inquadrature si stratifica, diventa più complessa.
Insieme a Marco rivediamo alcuni minuti dei Fratelli Lumière (il gatto, la colazione del bebè, gli spettatori dell’esposizione universale sul tapis roulant ecc…) e rileggiamo le Regole del gioco che ci sono state date dalla Cinémathèque. Vista l’età dei ragazzi e l’impossibilità di uscire in strada immediatamente, cerchiamo di lavorare, per questo primo incontro pratico, in classe, cercando di inventare una storia di un minuto. Se le vedute Lumière avevano come presupposto l’osservazione della realtà e la sua messa in quadro, riteniamo che ragazzi cosi piccoli vadano inzialmente sollecitati e coinvolti con una storia, con un racconto in grado fargli cogliere le differenze rispetto al lavoro di osservazione che faremo negli incontri successivi.
Chiediamo a tutti di scrivere in 5 minuti una situazione interessante che possa essere raccontata con una sola inquadrature e nel tempo di un minuto. Leggiamo gli elaborati e si sviluppa un lungo dibattitto in cui alcune storie vengono scartate perchè troppo lunghe o ambientate in luoghi diversi dalla classe. La storia di Gianluca sembra la più papabile. Ma dove posizioniamo la macchina da presa? Anche qui si fanno molte ipotesi. Alla fine capiamo che deve essere messa in maniera tale da vedere la porta d’ingresso della classe.
Ecco alcuni dei minuti realizzati
A turno alcuni ragazzi si sistemano dietro la macchina da presa e altri recitano la scenetta.