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Vediamo e commentiamo i minuti fatti a casa

Nell’incontro precedente avevamo dato come compito a casa quello realizzare il proprio minuto, considerando tutte le indicazioni di lavoro e di osservazione che ci eravamo dati nelle lezioni precedenti.

La visione collettiva dei lavori svolti a casa genera inzialmente molti imbarazzi. Ci rendiamo conto inoltre che moltissimi video mostrano una fortissima impronta narcisistica e un marcato intervento genitoriale.

Soprattutto – sarà la natura del telefonino? – sembra impossibile tenere l’immagine ferma. Nonostante le sollecitazioni verbali e scritte raramente i video sono fermi. Nessuno dispone di un cavalletto ovviamente ma con Marco abbiamo suggerito molte soluzioni per poggiare il cellulare durante la ripresa.

La playlist che vedete di seguito non contiene tutti i minuti realizzati dei ragazzi piuttosto una selezione, in quanto l’esercizio è stato reiterato nel corso di ben tre lezioni. Sono stati realizzati quindi più di 50 video complessivamente.

Riportiamo di seguito alcune riflessioni fatte con i ragazzi alla fine della visione: a molti piace il video della marionetta perchè presenta qualcosa di insolito. A Sofia piace quello della spazzatura; per altri invece il video con il gatto che esce dal letto è sorprendente. Marco fa le sue osservazioni: sicuramente quello del gatto rispetta le regole ma forse sarebbe dovuto uscire dalla coperte alla fine.

Sofia e Alessandro hanno forse colto maggiormente nel segno perchè hanno osservato e costruito di più. Sofia ha lavorato sulle emozioni e messo degli elementi come il diario e la spazzola. Il movimento presente nel video di Sofia serve o no? Stefano argutamente sottolinea che il movimento ci aiuta a comprendere la malinconia della sorella nell’osservare le sue immagini da bambina.
Alessandro invece ha rispettato pienamente i cardini delle vedute lumeriane in quanto ha costruito un’immagine in profondità di campo in cui fa accadere una piccola scenetta.

Negli altri video ci sono delle criticità varie: a volte non accade assolutamente nulla oppure interviene un commento che cerca di spiegare cosa sta accadendo.

Per sottolineare l’importanza dell’attesa Marco fa rivedere le immagini viste la volta scorsa, durante le riprese nel parco giochi della scuola dell’infanzia. Vuole dimostrare il valore dell’attesa, il fatto di pazientare in attesa che qualcosa accada e che diventi interessante dentro l’inquadratura. Inoltre Marco mostra alcuni paesaggi che sta filmando per altri motivi (il rifacimento audiovisivo di alcuni quadri del pittore Della Monica) e che gli permettono di evidenziare la ricerca e l’attesa della luce giusta per riprodurre un determinato effetto.

 

 

Usciamo!!!!

Dopo il minuto in classe è arrivato il momento di uscire. Marco chiede cosa ci sia intorno alla scuola che possa suscitare interesse in chi guarda, quali elementi di movimento. Stefano propone l’incrocio con la pizzeria e le auto. Facciamo una prova ma la cosa non risulta interessante. Forse abbiamo sbagliato il punto di vista o è comunque difficile riuscire a piazzare la mdp in maniera interessante.

Qualcuno propone il giardino della scuola dell’infazia li vicino. Nel giardino Marco lascia la telecamera a disposizione dei ragazzi per fare il quadro. Ripetiamo più volte che dobbiamo fare delle riprese osservando, senza intervenire sulla scena che abbiamo di fronte. Ad un certo punto l’osservazione scatta nel momento in cui alcune bambine della scuola escono e si mettono nello spazio dei giochi, uno spazio che può essere inquadrato dai ragazzi. In questo caso finalmente i ragazzi riescono a capire che devono inqudrare, scegliendo ovviamente un punto di vista preciso.

 

Analizziamo le prime prove

Dopo la prova in esterni avevamo assegnato a tutti la realizzazione del proprio minuto Lumière, da fare a casa, in base alle indicazioni date durante l’ultima lezione.

In questa lezione quindi rivediamo i lavori svolti e li commentiamo tutti insieme.

Il lavoro più interessante risulta essere quello di Lorenza. Perchè? Marco riprende gli estremi della lezione scorsa e ricorda che riprendere la realtà cosi, senza riflettere, non basta. Il video di Lorenza mostra la nonna che passa di fronte alla telecamera, redente ad un muro, e alla fine libera il cane che corre verso la sua padrona. La realtà, anche banale, deve essere ripresa in virtù di qualcosa da comunicare, deve essere organizzata e finalizzata  a mostrare qualcosa: nel lavoro di Lorenza questa costruzione, semplicissima, si coglie.

Anche il video di Piazza Martiri è estreamente interessante, in quanto, come alcune vedute Lumière, propone una costruzione in profondità estreamente interessante: si coglie in fondo alla piazza un elemento che va avanti e indietro suscitando la curiosità dello spettatore.

Marco commenta il video di Chiara, che riprende il cielo al tramonto e gli uccelli che vorticano, sottolinenando la necessità di costruire maggiormente l’inquadratura in funzione di quello che si svuole dire. Chiara, di solito molto attenta, di fronte a queste osservazioni sulla costruzione delle immagini, ci tiene a ricordare che il compito assegnato riguardava l’osservazione della realtà, senza intervenire.

Invece il gatto che scortica l’albero è un momento ben scelto ma che dura troppo poco.

Alla fine rivediamo il lavoro svolto in classe durante l’ultima lezione, le riprese in esterni, cercando di capire problemi e cose interessanti: Marco mostra nella timeline di Final Cut tutta l’ultima ripresa (che dura circa 7 minuti) svolta davanti alla sede della Terleasing e chiedi a tutti di selezionare il minuto più interessante. Tutti fanno diverse ipotesi: Claudia nota la presenza interessante del muratore nella parte alta dello schermo e che lo spazio sottostante si popola nel momento in cui va via.

Alla fine dell’incontro assegniamo a tutti il compito di rifare un nuovo minuto, portando inoltre le prove svolte e descrivendo, con un breve scritto, il processo che li ha condotti al minuto. Ilde, la prof, interviene sottolineando che stiamo mettendo in atto un processo metacognitivo: ovvero cerchiamo di far rendere i ragazzi consapevoli del gesto istintivo che devono compiere, di renderli consapevoli del processo di costruzione del minuto.

Minuto Lumière: prime prove in esterni

Tmassimo-troisiorniamo brevemente sulla messa in scena per ricordare il complesso lavoro svolto lo scorso anno e cosi da far risaltare le differenze con quanto stiamo per fare ora: lavorando sulla messa in scena ci siamo dovuti confrontare con passaggi e salti di tempo e spazio attraverso il montaggio. Ora invece dobbiamo lavorare su una singola inquadratura, su un piano-sequenza, privo quindi di montaggio, la cui costruzione prevede delle difficoltà notevoli come la perfetta sincronizzazione dei movimenti degli attori con il movimento della camera e di tutto il set. Sono aspetti ovviamente sui quali torneremo.

Perché si utilizza il piano sequenza? Arriveremo alla fine del nostro percorso a capire quando e come, ma tutto ovviamente dipende dalle scelte del regista, da cosa vuole raccontare e come mostrare il racconto.

foto 2MArco cita Massimo Troisi, che nessuno studente del corso conosce, “per fare il regista basta guardarsi intorno”; incita quindi tutti a osservare meno se stessi e a guardare  di più il mondo esterno, a rivolgere lo sguardo al mondo che li circonda con occhi curiosi.

Dobbiamo trovare una situazione normale e osservarla cercando un elemento interessante. La mattina presto oppure ad ora di pranzo o la domenica mattina. Marco fa l’esempio delle 14:45, in cui per Corso S. Giorgio vediamo solo adulti che camminano per digerire prima di rientrare al lavoro.

Una volta deciso cosa ci interessa dobbiamo decidere la posizione della macchina da presa, cosa includo e cosa escludo. Insomma dobbiamo decidere l inquadratura. È necessario preliminarmente, lo ribadiamo, capire bene prima cosa ci interessa e poi accendere la telecamera. E poi eventualmente influenzare la situazione.

Alcuni fanno delle proposte su situazioni da inquadrare: un fiume che scorre? Alcuni che giocano a carte propone Andrea?

foto 1 foto 3  Partiamo dal tempo che scorre dentro un piano di un minuto. Fermo. Immobile.

Bisogna quindi saper attendere e osservare. Annoiarsi anche. Forse nel momento in cui vi annoiate comincia il lavoro vero. Proponiamo uno schema di costruzione delle vedute Lumière, che possa servire come guida per le nostre prove e per i compiti da fare in classe:

1 – un motivo (un gatto, una parata, di fronte alla stazione, due bambini ecc..)
2 – una posizione per la cinepresa (vicina, lontana, laterale, frontale)
3 – un momento (e quindi una luce ci viene da dire.)

Usciamo fuori dalla classe e Marco piazza la telecamera in un punto ad incrocio fuori della scuola. Scorrono macchine e passanti e Marco esalta e sottolinea quello che accade, le  cose interessanti o inutili che posso accadere. L importanza assoluta dell’attesa: passa un signore curioso con una cane in braccio.

Ci spostiamo in un luogo in cui la telecamera è più evidente. Cosa cambia? Marco evidenzia l’imbarazzo o la difficoltà delle persone che guardano in macchina.

Alla fine ci mettiamo in un nuovo incrocio in cui passano tante macchine e persone e cerchiamo di notare come sono i movimenti. Ad un certo punto, mentre riprendiamo, scopriamo nella parte alta dell’inquadratura un muratore all’opera: tutto si fa più interessante, la nostra inquadrature si stratifica, diventa più complessa.

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