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Analizziamo le prime prove

Dopo la prova in esterni avevamo assegnato a tutti la realizzazione del proprio minuto Lumière, da fare a casa, in base alle indicazioni date durante l’ultima lezione.

In questa lezione quindi rivediamo i lavori svolti e li commentiamo tutti insieme.

Il lavoro più interessante risulta essere quello di Lorenza. Perchè? Marco riprende gli estremi della lezione scorsa e ricorda che riprendere la realtà cosi, senza riflettere, non basta. Il video di Lorenza mostra la nonna che passa di fronte alla telecamera, redente ad un muro, e alla fine libera il cane che corre verso la sua padrona. La realtà, anche banale, deve essere ripresa in virtù di qualcosa da comunicare, deve essere organizzata e finalizzata  a mostrare qualcosa: nel lavoro di Lorenza questa costruzione, semplicissima, si coglie.

Anche il video di Piazza Martiri è estreamente interessante, in quanto, come alcune vedute Lumière, propone una costruzione in profondità estreamente interessante: si coglie in fondo alla piazza un elemento che va avanti e indietro suscitando la curiosità dello spettatore.

Marco commenta il video di Chiara, che riprende il cielo al tramonto e gli uccelli che vorticano, sottolinenando la necessità di costruire maggiormente l’inquadratura in funzione di quello che si svuole dire. Chiara, di solito molto attenta, di fronte a queste osservazioni sulla costruzione delle immagini, ci tiene a ricordare che il compito assegnato riguardava l’osservazione della realtà, senza intervenire.

Invece il gatto che scortica l’albero è un momento ben scelto ma che dura troppo poco.

Alla fine rivediamo il lavoro svolto in classe durante l’ultima lezione, le riprese in esterni, cercando di capire problemi e cose interessanti: Marco mostra nella timeline di Final Cut tutta l’ultima ripresa (che dura circa 7 minuti) svolta davanti alla sede della Terleasing e chiedi a tutti di selezionare il minuto più interessante. Tutti fanno diverse ipotesi: Claudia nota la presenza interessante del muratore nella parte alta dello schermo e che lo spazio sottostante si popola nel momento in cui va via.

Alla fine dell’incontro assegniamo a tutti il compito di rifare un nuovo minuto, portando inoltre le prove svolte e descrivendo, con un breve scritto, il processo che li ha condotti al minuto. Ilde, la prof, interviene sottolineando che stiamo mettendo in atto un processo metacognitivo: ovvero cerchiamo di far rendere i ragazzi consapevoli del gesto istintivo che devono compiere, di renderli consapevoli del processo di costruzione del minuto.